Ieri, nei locali della scuola media, la comunità di Dinami si è ritrovata per discutere della questione riguardante il medico di medicina generale, attualmente assente nella zona. L’adunanza è stata convocata dal primo cittadino, Antonino Di Bella, che in un consiglio comunale aperto e partecipato ha spiegato ai cittadini lo stato delle cose. Dopo il trasferimento della dottoressa Cristiana Fortunata Zurzolo – avvenuto a inizio novembre – nel territorio restano attivi quattro dottori, ma di questi solo due (che lavorano perlopiù ad Acquaro) prestano servizio nel centro vibonese, non riuscendo, per svariati motivi, a sopperire a tutte le esigenze della popolazione. Una buona fetta – «circa 400 persone», ha spiegato il sindaco – è invece assistita da professionisti che operano fuori dall’hinterland delle Preserre vibonesi.
Questa dinamica è uno dei fattori principali tra quelli che, ad oggi, portano l’Asp a non dichiarare l’area “zona carente”, l’atto burocratico con cui l’Azienda sanitaria attesta che il numero di medici presenti è inferiore al fabbisogno calcolato dall’ente per la popolazione, aprendo conseguentemente un bando.
La situazione è destinata a cambiare dal 16 gennaio, quando l’addio già annunciato del dottor Francesco Naccari, uno dei suddetti quattro professionisti della zona – attuale medico di medicina generale a Dasà – lascerà scoperto anche quest’ultimo territorio, aumentando il numero di pazienti senza assistenza, fattore che porterà l’Asp ad avviare le procedure per trovare una nuova figura sanitaria.
L’iter, però, non sarà breve e verosimilmente si concluderà tra la primavera e la stagione estiva del 2026. A ciò va aggiunto che la distanza tra Dasà e Dinami non è molta, ma l’assenza totale di mezzi di trasporto pubblici rende impossibile qualsiasi spostamento degli assistiti – in gran parte anziani – verso altri ambulatori. Più sinteticamente: se il professionista dovesse aprire uno studio solo a Dasà, gli abitanti di Dinami e delle frazioni dovrebbero paradossalmente “ingegnarsi” ogni volta per raggiungere in qualche modo il paese vicino, missione praticamente impossibile, anche considerando che molti non hanno un veicolo proprio né persone disponibili ad accompagnarli. Lo scenario più probabile, vale a dire l’apertura anche solo settimanale di un ambulatorio in loco, potrebbe invece attenuare in parte la criticità.
Il quadro resta però complesso, con il capo dell’esecutivo che ha chiesto all’istituzione preposta di valutare anche il rientro temporaneo dei dottori Gregorio Ciccone e Vincenzo Greco, due suoi concittadini attualmente in quiescenza (che hanno già dato disponibilità in caso di riscontro positivo). Sarebbe il primo passo: non la panacea di tutti i mali, ma quantomeno una soluzione palliativa a una problematica che si sta facendo sempre più grande.
Anche i cittadini intervenuti hanno chiesto a gran voce un dottore che dia attenzione alla comunità, pur consapevoli che il medico “vecchio stampo”, sempre presente quando chiamato in causa e molto disponibile all’ascolto, non esiste più.
È plausibile pensare che il sindaco, nei prossimi giorni, sia nuovamente convocato dall’Asp per ricevere risposte alle istanze presentate e nuovi aggiornamenti. Al suo operato (apprezzato e approvato anche dalla minoranza) e alle scelte dei commissari che guidano l’organo sanitario sono appese le speranze e i timori degli abitanti del luogo, che chiedono soltanto venga garantito loro un diritto inalienabile: quello alla salute.